E' una domenica d'estate, di un'estate milanese. Umida, silenziosa, calda, vuota. Mi annoio, profondamente, ma non banalmente. E' una noia poetica, quasi desiderabile. Una noia piena di spleen. Tanto per far passare il tempo, guardo nello schermo delle telecamere di sicurezza, e da quello sguardo sfocato e lontano giudico il mondo. Non c'è molto da vedere. Ma ad un certo punto (in tutte le storie c'è un momento tragico, che inizia con "ad un certo punto") eccolo che fa la sua apparizione: Un omino gobbo, grassotello e occhialuto passa di lì. Si ferma, legge i nomi nel citofono. Posa le borse a terra, si asciuga il viso con un fazzoletto, lo ripone via nella tasca posteriore dei pantaloni, e riprende le borse. Si allontana di qualche metro e poi, incerto, si guarda in giro. Fa due passettini, striscia i piedi, li guarda, si ferma. Allunga il collo, o almeno ci prova. Sbircia nella Hall, si avvicina, si ritrae, fa un mezzo passo indietro per lasciar passare una vecchina lenta e mentre le sorride, alza il naso verso l'insegna. Posa le borse a terra, si asciuga il viso con un fazzoletto, lo ripone via nella tasca posteriore dei pantaloni, e ripete ogni gesto, tutto quanto, nello stesso ordine, come da ormai dieci minuti a questa parte. Decido di cavarlo d'impaccio, dunque esco dal bancone e con disinvolta noncuranza mi avvicino. Eccolo.
-"Scusi, fate camere?"
-"Intende se affittiamo camere?"
-"Si..quanto costa?"
-" €85 per notte"
-"E se uno non ha tutti i soldi, cosa potete fare?"
-".. posso indicarle l'uscita .."
Poi non dite che non sono stato gentile...
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