Di solito capita dopo mezzanotte.
Chi deve arrivare è arrivato, chi deve partire è partito, chi deve rimanere è rimasto. Ora sono tutti nel posto che desiderano. Alcuni sotto le coperte attendono il sonno a luci spente, cullati dalla sfarfallante luce azzurra della Tv, gli altri hanno ceduto a Orfeo. Regna il silenzio.
E anch'io ho sbrigato le incombenze di ogni notte. La chiusura contabile, le registrazioni anagrafiche, la preparazione delle stampe per il giorno dopo. Ogni procedura espletata. C'è solo da attendere che la notte faccia il suo corso, come un fiume raggiunga il porto alla sua foce, e abbracci il mare dell'alba che attende alla fine di ogni notte.
Non può accadere nient'altro.
E invece accade.
-"Sono La Morte"
-"Mi scusi?"
La prima cosa che riesco a pensare è che sono ancora giovane. Che non è vero, che non tutto è al suo posto, che ci sono ancora così tante cose da finire. Che devo ancora imbiancare il bagno, dare un'occhiata alla caldaia. Che ho appena rinnovato l'assicurazione della Vespa, che l'estate è alle porte e che ho promesso a mio figlio un gelato al parco giochi, se la domenica non piove. Ma a lui non sembra interessare, mi fissa dall'alto del suo metro e ottantacinque con gli occhiali rotondi, i capelli ricci tenuti in ordine con un taglio corto, la cravatta azzurra sull'abito grigio, la camicia bianca, e un borsone da viaggio in mano.
-"Mi scusi se arrivo all'improvviso, ma non ho fatto a tempo a prenotare. Avete una camera libera per questa notte?"
-"Certamente!"
Avrei potuto dirgli di no? In fondo al corridoio del primo piano c'è una stanza libera, gli assegno quella e provvedo a registrarlo.
-"Posso avere un suo documento?"
-"Eccolo."
Il Signor Angelo La Morte mi consegna la sua carta d'identità ed in cambio metto tra le sue mani la chiave della stanza.
-"Ecco qui: la sua è la stanza 117, in fondo al corridoio."
-"Perfetto, la ringrazio."
-"Buonanotte, Signor La Morte..."
-"Buonanotte anche a lei!"
Non ho mai aspettato l'alba con tanta trepidazione.
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