sabato 21 gennaio 2012

Nebbia


In questi giorni d'inverno i miei vecchi aneddoti tornano a galla più lentamente. Come intorpiditi dalla brina, e dal freddo intenso. Oppure soltanto scavalcati dai pensieri dei miei doveri quotidiani. Ma le ultime mattine, con quell'accenno di nebbia fredda e silenziosa che non riesce dopotutto a coprire il mondo, mi fanno quasi tenerezza. Dopotutto ho lavorato a Milano per più di qualche tempo (credo si sia capito) e la nebbia, pur non essendo più la bottiglia d'orzata che cantava DeAndrè e che, raccontano i vecchi compiaciuti d'averla vissuta, non se ne andava via per settimane, rimane una compagna silenziosa di coloro che iniziano il loro turno di lavoro presto. Ancora qualche anno fa io l'ho vissuta, quella nebbia. Immersi in un bicchiere di latte per giorni, si guidava, si camminava e persino si parlava più lentamente, come timorosi di rompere il silenzio lattiginoso e denso che copriva ogni cosa. Oppure, più semplicemente, guidati dal cauto buonsenso per non inciampare in qualcosa, o qualcuno, e dover chiedere scusa. Lo so. Possono sembrare le bucoliche descrizioni di una Milano che non c'è più, quella di cui appunto raccontano i vecchi che l'attraversavano pedalando traballanti sul pavé. Ma la nebbia di allora è rimasta, anche se così difficile da spiegare a chi Milano non l'ha mai vissuta. Figurarsi a chi Milano la vede per la prima volta.

"La scighera in Domm" (1960) di Renato Casari, immagine dal blog:
http://quellochemimanca.blogspot.com/2011/01/la-nebbia.html














-"Scusi: possiamo fare domanda?"

Rispondere alle domande è il mio mestiere, ma riuscire a chiarire i dubbi di chi, coraggiosamente, visita Milano d'inverno, può essere particolarmente gratificante. In particolar modo, se si tratta di aiutare due giovani turiste giapponesi. Popolo curioso, i giapponesi. Tanto scrupolosi nella loro gentilezza, e timorosi di poter offendere la sensibilità altrui, da suonare persino eccessivamente ossequiosi, alle nostre orecchie. No è questo il caso. Conosco le ragazze già da qualche giorno, e a questo punto, pur rimanendo in toni vagamente formali, abbiamo acquisito una certa confidenza.

-"Certo! Ditemi pure.."
-"Ma questo.." puntando con l'indice la nebbia che persiste fuori dalla porta "..essere normale?"
-"Beh, a Milano è più che normale, direi.."
-"Ohh.."

Restano stupite qualche istante. Mi chiedo se non sia una delusione, per loro, dover visitare la città sotto la coltre spessa della nebbia.

-"Ma questo capita spesso?"

Dovrei trovare un modo di rincuorarle, ma mi trovo combattuto tra questo desiderio,e la necessità di essere sincero, e dire loro la verità. E faccio la mia scelta.

-"No, di solito la nebbia arriva una volta sola d'inverno.."
-"E va via presto?"
-"Beh, ora è novembre..dovrebbe alzarsi per febbraio.."

L'espressione di stupore sui loro volti è impagabile. Che abbia esagerato un pò?

Milano, un giorno di nebbia un po' più intensa. Forse non ho esagerato poi tanto.



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