martedì 12 giugno 2012

Quando il gioco si fa duro: Tifosi in casa

E' metà pomeriggio quando inizio il mio turno in hotel. Addolorato già in partenza, perchè oggi è giorno di Champions League, e per chi lavora in hotel, è sempre un giorno orrendo. Già da metà mattinata stanno arrivando alla chetichella i primi tifosi, i cui bagagli sono ridotti al minimo indispensabile per una visita di due giorni scarsi. L'equipaggiamento base consiste in:
  • maglietta della squadra oggi in campo, con stampato il nome del giocatore preferito -Ovviamente non originale, made in china, in poliestere riciclato dalle bottigliette raccolte nei dintorni dello stadio - già indosso da un paio di giorni, a giudicare dall'odore di rancido stratificato percepibile a un braccio di distanza.
  • Bermuda rossi. In alternativa: pantaloni della tuta, oppure pantaloncini da basket preferibilmente dei Bulls con il numero 23 stampato sopra.
  • Scarpe tennis sporche di materia organica non suscettibile di identificazione.
  • Sciarpa regolamentare in lana, nonostante sia primavera.
  • Cappellino con visiera del top sponsor della squadra, sostituibile con bandana raffigurante Vasco quando questi aveva ancora i capelli.
  • Bandierone 170 x 220 cm con i colori sociali della squadra, con relativo bastone di plastica rigida della lunghezza di circa 280 cm.
  • Trombetta da stadio. (Assicurarsi del corretto funzionamento dell'attrezzatura non appena entrati nella hall dell'hotel, possibilmente in risposta al saluto dell'addetto al ricevimento)
  • Iphone, Ipad, o altra attrezzatura elettronica che permetta di segnalare "sono qui!" su facebook, corredando il tutto con materiale fotografico compromettente la propria dignità di adulti. 
  • Pargolo (figlio/nipote/fratello minore/sconosciuta vittima innocente) abbigliato in egual modo, con l'aggiunta del viso dipinto con i colori sociali della squadra.

Ovviamente, a questo punto nel bagaglio non c'è più posto per:
  • Voucher di prenotazione dell'hotel.
  • Necessaire di igiene personale. (Verrà chiesta in hotel al momento dell'arrivo)
  • Abbigliamento di ricambio: si intendono inclusi pigiama, intimo, giaccavento in caso di pioggia.
  • Abbigliamento di ricambio per il pargolo. Vedasi sopra.
  • Buon senso.
Per ogni cliente in arrivo, la procedura di check-in segue all'incirca il seguente schema: Apertura porte hall. Ingresso del cliente dall'aria spaesata. Il pargolo al seguito rimane incastrato con il trolley di spiderman tra le porte automatiche. Il cliente se ne accorge, si volta verso il pargolo e gli molla un ceffone. Il pargolo si disincastra, e frigna. Il cliente bestemmia. Si avvicina al ricevimento, e alla richiesta dei documenti per la registrazione risponde: "Ma servono?". Pur tentati di rispondergli: "No, non servono: li chiediamo soltanto per sfrantumare gli zebedei ai nostri ospiti!", gli addetti del ricevimento spiegano che "Si, dobbiamo registrare tutti i clienti che entrano in hotel". Il cliente si sorprende. Consegna il proprio documento, ma non quello del pargolo, che nel frattempo scorrazza per la hall con le scarpe cariche di materiale organico non meglio identificato, rendendo vani anni di lucidatura e cristallizzazione del pavimento in marmo. L'addetto al ricevimento fa notare che serve il documento del pargolo. Il cliente si sorprende, si crea un corto circuito mentale per il quale la procedura si ripete in loop per x volte (..risponde: "Ma servono?". Pur tentati di rispondergli: "No, non servono: li chiediamo soltanto per sfrantumare gli zebedei ai nostri ospiti!", gli addetti del ricevimento spiegano che "Si, dobbiamo registrare tutti i clienti che entrano in hotel". Il cliente si sorprende..ecc, ecc..) Occasionalmente si indigna. Si consegna la chiave della stanza, spiegando il modo per raggiungerla. Il cliente se ne va verso l'ascensore prima che la spiegazione sia finita, senza salutare, occasionalmente dimenticando il pargolo che ormai si è seduto al bar. Il cliente sale al piano sbagliato, vaga per qualche minuto per l'albergo finchè non viene ritrovato fortunosamente dalle cameriere nei pressi della lavanderia. Queste lo accompagnano in camera.

Dopo qualche minuto si ritroverà al bar con i suoi simili. Ordineranno tutti birra, per buona parte del pomeriggio, ed inizieranno a cantare a squarciagola cori da stadio finchè il barman riuscirà a farli zittire portando il conto delle consumazioni. A quel punto, fortunatamente, migreranno in mandria verso il bar più vicino all'esterno dell'hotel, non prima di aver chiesto al ricevimento gli orari e i prezzi della visita al museo dello stadio, e le indicazioni per raggiungerlo. Uno per volta, si intende, incapaci forse di concepire che le indicazioni possano essere valide per tutti.

Con un sospiro di sollievo li guardo uscire, e ringrazio il cielo non ne vedrò più fino al loro rientro alla fine della partita.

A questo punto, arriva il turno dei tifosi in trasferta.

L'allenatore del Milan condivide il nostro entusiasmo.

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