domenica 1 luglio 2012

Quando il gioco si fa duro: L'origine della psicoanalisi. Un caso umano.

Ebbene si. Esiste un episodio, un evento traumatico che sta alla base delle mie idiosincrasie nei confronti della tifoseria. (Si siede, si tiene le tempie con l'indice e il dito medio. Sembra meditare.) Ebbene si. (sospira). Vi racconterò tutto. (Fa un respiro profondo, tanto che si allunga di un palmo, e chiude gli occhi.)
Eccolo.

Vi ricorderete tutti l'estate del  2006. Le partite epiche, le bandiere, i cori, l'entusiasmo. L'emozione di noi tifosi. Ebbene si, confesso, anch'io fui tifoso. E come tutti quelli che smettono con un vizio, diventano intolleranti nei confronti di chi quel vizio ancora lo pratica. L'influenza malefica della tv costringeva le partite ad orari che mi risultavano scomodi, dato che a quell'ora io lavoravo. Ma tale difficoltà non mi fermava: una piccola Mivar da combattimento di 14 pollici scarsi , degna dei mondiali del '82, a bassissimo volume in un angolo dell'ufficio, era la mia arma segreta. Con un pò di allenamento riuscivo ormai a seguire il gioco stando seduto sulla scrivania, lo sguardo apparentemente perso nel vuoto cosmico, lo spirito in realtà a sgambettare sudaticcio sul campo da calcio insieme ai nostri eroi, l'enorme campo che ad ogni giocata in attacco sembrava allungarsi all'infinito come soltanto nelle partite di Holly e Benji capitava di vedere. Partita dopo partita, battaglia dopo battaglia, arrivò infine il fatidico giorno della finale. I nervi tesi, il sangue negli occhi, e dall'altra parte del campo, la Nemesi: I francesi che avevano scipppato dalle mani dei nostri eroi un europeo sudato e guadagnato, tramite lo ignobile istrumento del dimonio, chiamato allora col subdolo nome di Golden Goal. Molto più gli si addiceva il nome originale di Sudden Death, o morte improvvisa. Credo siate d'accordo.
Ebbene arrivò infine il giorno in cui quell'onta avrebbe potuto essere lavata, e vendicata. Ed ebbe inizio la battaglia. Lo sapete tutti come andò. Gol su rigore dal giocatore più temuto. Reazione dei nostri, epico gol del più improbabile dei goleador - eppure uno dei più prolifici, in quel torneo - e poi il dramma sportivo:


E' andata proprio così, no?
Fu allora che il sogno sembrava possibile, ma i tempi supplementari non furono abbastanza. Si arrivò alla roulette russa (altroché lotteria) dei calci di rigore. Orribile supplizio per un tifoso, gli sforzi di un intero torneo racchiusi in un solo calcio, un solo duello con il portiere, un solo gesto atletico e tecnico, un solo..

-Mi scusi, la disturbo un momento..

Eh?

-Eh? Cioè, scusi..mi dica..
-Posso disturbarla?
-Scherza?

Scherza, vero? I calciatori sono nel cerchio di centrocampo: uno stadio, due nazioni e 1 miliardo e duecento mila telespettatori in tutto il mondo tratteneva il fiato. Ed io avevo davanti a me l'unico esemplare di italiano maschio a cui..a cui..a cui, mi scusi può ripetere?

-Eh si! A me del calcio non può fregar di meno! Allora le chiedevo..

Non ricordo cosa mi abbia chiesto. Ricordo solo vagamente che ho passato i successivi 10 minuti e 17 secondi a spiegarle chissà che, chissà cosa, interrotti di tanto in tanto dai boati felici di un mondo al quale io, ormai, lentamente smettevo di appartenere.


I dieci minuti e 17 secondi in cui sono stato strappato a un mondo felice, così come li ho vissuti io. Soffriamo insieme.




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